A volte...

 

Giorno per giorno mi vedo,

Quasi per mera involuzione fetale,

Aggrovigliato al mio tempo

Senza averne precisa percezione.

Indistinguibili mattine mi abbandonano,

Incoerenti notti mi riprendono,

Ed io risolvo giovanili bagliori

Senza averne sentore.

Come una nèmesi mai compresa,

Questa solitudine atavica mi sovrasta,

Congela i miei sensi di colpa

E mi addormenta.

Così vorrei ancora chiedermi

Se non sia il momento di uscire…

Lasciando questo grembo greve di attese

E afferrare da ultimo la percezione della fine.

Rimanderò, come sempre…

Per indolente incoscienza,

Eppure ho già amato,

Dunque ho già sofferto, forse.

Di certo avrò vissuto...

Ora non lo so,

Ci penserò domani.




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L’ultima lacrima di Ulisse