I Propositi del gatto
Lo guardo a lungo ,tutti i giorni,
Il mio padrone, quando torna a casa.
Lui dice “padrone” ed io lo lascio dire,
Tanto a guardare la casa ci son solo io.
Mi vuole bene, lo so, ma non tutti i giorni sono uguali
Mi riempie il piattino e mi lascia dormire sul letto,
Ma in realtà sono più io a occuparmi di lui.
Eppure io, che vivo il mio ruolo di gatto da molto tempo,
Capisco che lui qualche volta... pensa.
A volte parla anche da solo.
Credo che talvolta parli anche con altri esseri umani.
Usa quel rumoroso strumento che mette all’orecchio.
Ripete in continuazione che lei gli manca.
Credo di sapere a chi si riferisca, ma faccio finta di nulla
Per questo lo guardo cercando di farmi guardare.
Mi sono anche impegnato a non rovistare più nel suo armadio.
Gioca con me, certo, e mi fa giocare, ma i suoi occhi sono distratti.
Mi sorride e mi accarezza, ma la sua mano si muove lenta.
Alla mia mente di gatto esperto, pertanto, sembra chiaro
Che qui qualcosa non c’è più e che io non gli basto.
A volte penso che non sono più tanto giovane
E che un giorno dovrò lasciarlo, ma non vorrei.
Come potrebbe fare senza di me?
Non voglio mancargli anche io,
Io credo ne abbia abbastanza di quell’altra.
Se io potessi parlare,
Se sapessi usare quello strano apparecchio che mi fa paura
Io la chiamerei, quella là.
Le direi,
“Senti... ma non è ora che torni a occuparti anche tu del mio padrone”?
E chiamiamolo pure così per una volta.
“Gli vogliamo bene e dobbiamo prenderci cura di lui.”
Forse i suoi occhi sarebbero diversi e la sua mano più energica.
Uno di questi giorni lo farò.
Voce di Carlo Orsini
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