Canzone alla notte
Eccomi
Figlia di Caos .
Ti aspetto ancora,
In questa sera di settembre
Sopita di abitudini.
Ti aspettano I miei fragili costrutti,
La mia vitalità delusa,
I miei polsi stanchi.
Ti aspetta la mia Fantasia vitale
E l’impazienza del domani.
Cerco e fuggo il tuo respiro
Come il soffio delle presenze segrete
Cui mi affido nel vederti.
Accolgo il tuo messaggio,
La tua compagnia sicura
E il tuo colore
Con i sensi intorpiditi
Di chi a lungo ha viaggiato
E alla vita chiede nuove partenze.
La notte era una divinità “delle origini” quindi anch’essa una Divinità cosiddetta primigenia. Figlia del Caos e di Gea, sorella e al tempo stesso sposa di Erebo, divinità delle tenebre. Appartiene quindi ai cosiddetti "miti dell’origine", o "miti della creazione" . Quelle figure che rappresentano e spiegano nella Mitologia Greca l’origine del mondo. Nella Teogonia di Esiodo l’inizio del mondo viene descritto con il Caos, un “qualcosa” di indefinibile, una specie di fluido universale, indistinto, che racchiudeva cielo, mare e terra ma che fu in grado di dare origine ad altre divinità. Ciò proprio a spiegare come ebbe inizio il mondo. Dal Caos nacque anche la Notte, dal significato ambivalente. Essa donava agli uomini il riposo ma portava anche paura e incertezza. Veniva spesso raffigurata avvolta in una veste nera stellata, sopra un carro trainato da cavalli neri. Nella sua mano destra uno scettro di piombo. Quando veniva invocata le veniva sacrificato il gallo perché nelle tenebre annunciava l’arrivo del giorno. Era una divinità vissuta intimamente in modo contraddittorio, dal doppio significato. Benefico per la capacità di portare riposo e dolce ristoro dalle fatiche quotidiane e misteriosa per le sue caratteristiche di insicurezza. Forse per questo fu considerata generatrice di divinità benefiche come le Esperidi, la Tenerezza, Ipno, a sua volta padre di Morfeo, e al tempo stesso di figure terrifiche e spaventose, portatrici dei lati più oscuri della vita. Si dice avesse sposato il fiume infernale Acheronte da cui ebbe le Furie e che da sola concepì Tanato (la morte), le Moire, Nemesi e altre divinità di questo tipo.
Questo è l’aspetto del mito della Notte che più trovo affascinante a tutt’oggi. Il suo duplice significato, la duplice valenza intima e psicologica che accompagna l’essere umano da sempre e che mai lo abbandonerà. La notte è la fine del giorno, porta buio e incertezza ma porta anche riposo e momenti di dolcezza e riflessione serena