Canzone di Orfeo ad Euridice

 

Da tempo so che sto tornando da te.

Tra gli spettri di inquietudini costanti

E nelle incertezze delle mie notti.

Da tempo mi perdo a cercarti,

Come larva assetata di vita,

Dalle finestre stanche della mia vitalità

Che ti ha perduto.

Così anche stanotte,

Ineffabile gioco di assenza e presenza,

Ti insegue la mia canzone…

E ti ritrova.

Pensiero consapevole,

Atteso ma improvviso.

Mi perderò ancora a cantarti,

Chissà quante volte

Ma ti ritroverò sempre,

Euridice della mia vitalità

E della mia poesia.

Ti aspetterò tenace

Ti terrò con me,

Ti guiderò

Non mi volterò.

E non avrò paura di ritrovarti.

Orfeo sembra fosse figlio di Apollo e della musa Calliope. Era  abilissimo nel canto e si accompagnava con la lira che suonava in modo altrettanto meraviglioso. Ricevette lo strumento in dono dal Padre Apollo e dalle stesse Muse l’insegnamento ad usarlo con abilità divina. Con il suo canto egli era in grado di incantare il creato in ogni sua figurazione. Si diceva che persino i fiumi fermassero le loro acque per ascoltarlo o che i sassi gli rotolassero dietro per seguirlo e ascoltarlo rapiti dalla dolcezza della sua voce.  Al di là delle imprese mitiche che lo videro partecipe Orfeo viene ricordato, nella Mitologia Classica per la tragica vicenda d'amore che lo vide unito alla ninfa Euridice.

Mito d’Amore e morte quello di Orfeo ma anche mito di poesia ed amore. Forse uno dei più conosciuti e interpretati nel corso dei secoli.

Mito di Morte perché Euridice, mentre viveva la sua storia d’amore con Orfeo, morì. Sembra che nel tentativo di sfuggire al corteggiamento di Aristeo, uno dei figli di Apollo innamoratosi di lei, mise il piede su un serpente, che la morse, uccidendola. Mito di Amore perché Orfeo non si rassegnò a tale perdita e decise di scendere nel regno dei morti dove,  sfruttando la dolcezza del suo canto, avrebbe  cercato di riportarla in vita. Mito di poesia perché Orfeo volle usare la sua capacità poetica per tentare di vincere le regole della vita e della morte. Egli penetrò quindi  negli inferi incantando e commuovendo Caronte, Persefone e Ade con la sua musica tanto che Ade permise il ritorno di Euridice sulla terra ma ad una condizione: Orfeo avrebbe dovuto precedere Euridice per tutto il cammino fino ad uscire dagli inferi senza voltarsi mai.

E Così fu. Orfeo trovò Euridice, la convinse a seguirlo e la  precedette per tutto il percorso fino alla soglia degli Inferi. Qui ,tuttavia, credendo di esser già uscito dal Regno dei Morti, non riuscì più a resistere all’ansia e si voltò.  In realtà Essi non erano ancora usciti per cui Euridice scomparve all'istante per tornare tra le Tenebre per l'eternità.

E fin qui il tenero e famosissimo mito di un  amore sfortunato ed eterno che ha ispirato artisti di ogni epoca.  Invano Orfeo per sette giorni cercò inutilmente di convincere Caronte ad aiutarlo a ripetere l’impresa. Alla fine, disperato, fuggì in Tracia, trascorrendo il tempo in solitudine. Secondo Ovidio, nelle Metamorfosi, Orfeo morì dilaniato dalle Menadi, donne di Tracia, forse offese per l’ostinato rifiuto alle loro profferte d’amore. Esse lo fecero a pezzi e lo gettarono nelle acque di un fiume. La sua testa però rimase integra e, sorretta dalla lira, continuando a cantare, galleggiò fino a che fu portata dalle onde all’isola di Lesbo. Si dice anche che dopo la morte, Orfeo, disceso nell’Ade, trovò finalmente la sua Euridice da cui non si separò più.

Nel mito di Orfeo ed Euridice ho letto la visione più semplice possibile e, al di là dell’elogio ad  un amore profondo ed eterno tra i due, è il potere della poesia che sembra dominare il mito. La poesia che permette ad Orfeo di superare i limiti del mondo umano e che lo tiene vivo anche dopo la morte e oltre i limiti posti dagli dei. La poesia in grado di sfidare la morte e di cantare nell’eternità l’eternità dell’Amore curando e accudendo le ansie e le debolezze umane. Secondo alcuni Orfeo si sarebbe voltato perché preso dal timore di non trovare più la sua Euridice ma una donna diversa. Paura che fu fatale ad entrambi e al loro sentimento. Al di là del simbolismo psicologico che si cela dietro questa sfumatura del mito ho  immaginato un Orfeo tenace e illuso di poter tornare ancora chissà quante volte a riprendersi la sua Euridice, consapevole, forse a torto, del potere della propria arte poetica, ma anche dei propri errori. Un Orfeo propositivo che desidera migliorare costantemente il proprio comportamento calmando le proprie ansie e i propri  timori e rendendosi, per questo e per effetto della poesia, sempre più forte.





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