L’ultima Lacrima di Ulisse

Prefazione di Giannangelo Di Febo

 


"Sono una persona normale che vive una vita normale e che spera, a questo punto, di averne superato solo di poco la metà, perché il bello deve ancora venire... “.

Inizia così la presentazione di se stesso e della sua prima opera (Le Colonne d'Ercole) Augusto Funari, ma non lasciatevi ingannare da questa sua modestia! Augusto Funari, non è una persona normale è un medico che scrive poesie, anzi dovrei dire che è un poeta che fa il medico. La sua è una poesia che eleva un canto permeato di rimpianti, di nostalgia e, a volte, della stanca vitalità di chi ha tanto da ricordare, da rimpiangere e ancora da sognare. Con la sua poesia egli non smette mai di guardarsi indietro, di trovare nel passato la strada da percorrere e la forza di comprendere le ragioni della sua inquietudine e del suo perenne rammarico per le cose che non sono ma che sarebbero potute essere.

"Ci furono giorni in cui i miei occhi non vedevano fine o percorsi E la certezza del tempo irrobustiva i miei costrutti di cartapesta..." (Poesia "Ci furono giorni")

Inizia così una delle poesie di questa raccolta e si può vedere subito lo spessore del suo lirismo, fatto di versi in cui la malinconia e la nostalgia risaltano prepotenti e giustificano quell'accompagnarsi ai ricordi di cui è ricco il suo vissuto

"... Io non ho amato nessuno, ma tu... Tu non dimenticarmi, ti prego, Perché tu sola sai che non è vero..." (Poesia "Io non ho amato nessuno")

Martellante presenza nella Poesia di Funari è la figura indefinita di una donna che può essere benissimo quella donna dei sogni che non necessariamente è stata mai incontrata, o, se esiste, è la trasfigurazione di una donna di tanto tempo fa che rimane, però, ossessivamente presente nel suo immaginario, alimentando i rimpianti e quel suo romanticismo d'altri tempi.

In alcune, poi, si percepisce il grande amore per i luoghi dell'infanzia dove egli si reca spesso, come per rendere omaggio al suo passato, al suo mare, ai luoghi che lo videro sognare ancora così presenti nella vita di un adulto che avrebbe voluto rimanere bambino.

Appare comunque evidente, nella poesia di Augusto Funari, che il limpido afflato poetico viene alimentato dalla quella sua caratura intellettuale che emerge in tutti gli scritti, sia in prosa che in poesia. Ci troviamo di fronte ad un uomo di cultura. Quella cultura che è tutto ciò che rimane dopo che ti sei scordato tutto; è in essa e nelle sue esperienze di vita che il poeta attinge per ispirarsi e porgerci, con i suoi versi, qualcosa di assoluto.


Giannangelo di Febo

Silvi Marina




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